Kirill alla Duma

Vietare l'aborto, ostacolo allo sviluppo morale e sociale della russia

Federico Cenci

(Zenit) - Prosegue incessante la battaglia del Patriarcato russo-ortodosso a favore della vita e per dissuadere le donne dall’interrompere la gravidanza. Dopo la firma, apposta il 27 settembre scorso dal Patriarca Kirill su una petizione da rivolgere alle autorità per il divieto totale di aborto, in questi giorni Kirill è tornato a strigliare i parlamentari affinché si impegnino per bandire totalmente questa pratica.

 

Incontrando il 26 gennaio alla Duma i deputati russi, il Patriarca ha sottolineato come l’alto numero di aborti che si consumano nel Paese impedisca lo sviluppo morale e sociale.

 

Appelli che si rivelano spesso proficui, come lui stesso ha precisato. “Ho più volte chiesto ai deputati di prendere in considerazione di limitare l’aborto e ho potuto verificare alcuni progressi compiuti per affrontare questo male”, ha detto.

 

Combattere l’aborto – ha aggiunto Kirill – non rappresenta “un gesto rivoluzionario, bensì un necessario ritorno alla normalità”, senza la quale “sarà impossibile per gli uomini e per le donne raggiungere la felicità”.

 

Ci ha inoltre tenuto, il rappresentante russo-ortodosso, a sottolineare come Chiesa e Stato siano sì indipendenti, anche se è necessario che la Chiesa intervenga allorquando il “principio cinico” di sacrificare la vita dei bambini per il benessere personale prevale nella società.

 

Intervento – ha precisato – che non passa solo attraverso leggi restrittive nei confronti dell’aborto, ma anche mediante proposte che incentivino le nascite. Di qui la sua richiesta affinché vi siano maggiori sgravi fiscali per le famiglie a basso reddito.

 

Quello di Kirill e della Chiesa ortodossa è l’ennesimo intervento su questo tema in Russia. Tre settimane fa l’arcidiocesi russo-ortodossa di Yaroslavl ha contribuito con il dipartimento sanitario regionale all’organizzazione di una intera giornata segnata dal bando totale di aborto, in memoria – si legge in un comunicato – dei “bambini di Betlemme uccisi da Erode, che voleva uccidere il divino Bambin Gesù”.

 

L’Unione Sovietica nel 1920 fu il primo Paese a legalizzare l’aborto in ogni circostanza. Ma a causa del calo demografico, nel ’36 Stalin lo vietò categoricamente. Fu ripristinato però nel 1954. La Russia, che oggi consente l’interruzione di gravidanza fino alla 12esima settimana (alla 22esima in caso di stupro), mantiene uno dei più alti tassi di aborto al mondo.

 

Secondo i dati delle Nazioni Unite, negli ultimi anni la Russia ha raggiunto anche 1,2milioni di aborti su una popolazione di 143 milioni, equivalenti a 53,7 aborti ogni 1000 donne. Di qui una serie di misure varate dal Governo per frenare lo stillicidio: nel 2015 gli aborti  sono scesi a 746mila, l’8% in meno rispetto all’anno prima.

 

[a cura di Federico Cenci]

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