Il femminismo clericale rifiuta la spiritualità mariana

Da “La Nuova Bussola” 06-01-2017

Benedetta Frigerio

Lunedì 2 gennaio l’Osservatore Romano pubblicava un articolo sulla Madonna a firma di Anne-Marie Pellettier che cominciava l’anno 2017 (centenario delle apparizioni della Vergine a Fatima) affermando il suo disagio per la crescente spiritualità mariana. Perché, sostiene la teologa, la sobrietà della Madonna, che ha vissuto nel nascondimento, “contrasta incredibilmente con la sovrabbondanza, o meglio l’esuberanza, della teologia e della pietà mariane”. Ancora di più, si legge che  “l’esaltazione della Vergine Maria è ben lungi dal proteggere dalla misoginia”. In altre parole la pietà mariana favorirebbe il machismo. 

Anche se non si capisce bene come, dato che non si spiega precisamente che cosa si intenda per “teologia e pietà mariane”. In ogni caso, a prova della sua tesi, ci sarebbe il fatto che si sentono “tanti discorsi che contrappongono Eva — debole e tentatrice, che rappresenta la donna di sempre — alla Vergine pura e santa, costituita a modello di una femminilità fatta di obbedienza, di servizio e di annullamento, modello di cui gli uomini hanno largamente abusato”. Inoltre Pellettier sminuisce l’importanza della maternità naturale di Maria, sottolineando che l’esplicitazione del suo ruolo nella salvezza del mondo può creare “malintesi” e che Gesù stesso inviterebbe alla prudenza nell’esaltarla, citando a suo sostegno l’episodio in cui Gesù dice che “suo fratello, sorella e madre” è più che altro “chiunque fa la volontà del Padre mio”. Ma, a parte l'azzardo teologico, forse l'autrice si dovrebbe chiedere: chi più della Madonna ha fatto la volontà del Padre?

Infatti, quello che nell'articolo è rilevato come un paradosso, la sobrietà e discrezione della Vergine nei Vangeli contrapposte alla sovrabbondanza della pietà mariana, è invece una conseguenza normale, per chi sa (come la Chiesa ha sempre insegnato) quanto l’umiltà e la sottomissione di Maria al Signore la rendano una creatura potentissima di fronte a Dio, che pare incapace di resistere alle sue suppliche di intercessione per noi. È per questo che a lei, come disse nel 1908 Pio X definendola Regina degli angeli, Dio ha dato “il potere e la missione di schiacciare la testa del diavolo”. E a spiegare il perché è uno dei più grandi santi mariani della storia della Chiesa, Luigi Maria Grignon de Montfort, nel “Trattato della vera devozione di Maria”:  “Maria ha ricevuto da Dio un grande potere sulle anime degli eletti”. La ragione sta nella sua totale e umile obbedienza a Dio con cui sconfigge il demonio orgoglioso, al quale, piuttosto che da Dio stesso, “brucia molto di più di essere vinto e punito da una piccola e umile serva di Dio”. Una serva che secondo il santo è molto di più, una schiava (allora i servi erano tali) volontaria.

Montfort aggiunge, a conferma di quanto disse suor Lucia, veggente di Fatima, parlando a padre Fuentes di una maggior efficacia concessa da Dio alla preghiera del Rosario in questo secolo, che “il potere di Maria su tutti i demoni si rivelerà specialmente negli ultimi tempi, quando satana tenderà insidie al suo calcagno”, ossia alla Chiesa oggi più che mai in crisi. Crisi che spiegherebbe le continue apparizioni in tutto il mondo (da Fatima in poi) attraverso cui Maria chiede umiltà, sacrifici, preghiere, accostamento ai sacramenti, digiuni e obbedienza totale alla volontà di Dio affinché Cristo ritorni al centro di Essa. Perciò si è generata una distanza crescente fra le gerarchie di intellettuali (che da tempo stentano a richiamare i fedeli allo stesso modo) e un piccolo popolo chiamato a guarire la barca di Pietro dal basso, seguendo Maria Madre della Chiesa. Fatto che sempre il Montfort aveva previsto. 

E non è un caso che Dio scelga una donna a redimere Eva, la quale, piaccia o no a Pellettier, sta al principio del tradimento dell'uomo. E non è un'eventualità nemmeno che la mandi continuamente e straordinariamente sulla terra in un momento in cui la figura paterna è ai margini, dandole il permesso di agire in modo straordinario, lei che con il suo richiamo può dare ad Eva il potere di tornare se stessa e così di "riabilitare" Adamo, il padre. Compiendo un'opera che la nostra cultura femminista, rivolta contro l’autorità e quindi contro la paternità (primo luogo dove Dio chiama l’uomo a fare le sue veci sulla terra), può difficilmente tollerare. La pietà mariana, infatti, mette al centro una donna che non si è mai opposta a Dio, nemmeno di fronte a situazioni che la modernità condannerebbe come discriminanti. Dio ha chiesto a Maria di partorire lontana da casa in una stalla, di lasciare la sua dimora e seguire Giuseppe in Egitto e poi di accettare che suo figlio andasse in Croce, eppure è in questo modo che la Madonna, con il suo sì continuo, insegna all’umanità a lasciare che Dio faccia Dio, innanzitutto attraverso la figura del padre-marito, il quale però può agire giustamente solo con l’aiuto della sua sposa. E’ Maria che fidandosi di Giuseppe, come scelto per lei da Dio, di provvedere al sostentamento della famiglia, di proteggerla e di guidarla.

Diversamente dalla mortificazione a cui la vulgata associa la parola “obbedienza”, anche la figura della regina Ester nella Bibbia anticipa quanto potere ottenga una donna che si “sottomette”, non nel senso passivo e inattivo, ma nel senso di “reggere” come ricorda Costanza Miriano nei suoi libri. Ester obbedendo senza chiedere nulla di più di quanto le era consentito per presentarsi al Re, ottiene il suo amore. Poi, da sposa, con grande docilità, pregando e digiunando per lui, lo porterà a mutare decisione e a salvare un'etnia dallo sterminio. A dire che l’uomo, se anziché diffidenza (e quindi sottrazione dei suoi poteri) riceve preghiere e fiducia, sa ridonare alla donna devozione, rispetto e stima. Come una strana alleanza dove più ci si priva del potere più se ne riceve. Per questo a Maria, la più sottomessa delle creature, viene concessa una capacità di redenzione che nessun santo né angelo ha mai avuto. Maria, dunque, non è forte perché comanda o decide (come sostiene a certo femminismo) ma perché sottomettendosi a Dio ottiene tutto da Lui, come alle nozze di Cana.

Colpisce che a riconoscerlo sia stato anche il laicissimo National Geographic che dedicò la copertina di Dicembre 2015 ai fenomeni delle apparizioni nel mondo, descrivendo la pietà mariana come il frutto della "most powerful woman in the world”. A lei, che ha detto sì a Dio nell’incarnazione, dunque attraverso l’Angelo prima e poi mediante Giuseppe e Gesù. A lei, che nelle apparizioni a Rue de Bac, in Francia (1830) appare con il globo fra le mani, perché è proprio da questo sì di ogni donna a Dio, detto a Lui attraverso la carne dello sposo che dipende la pace in famiglia e quindi nel mondo. E’ da una madre che prega per il padre (anche imperfetto), e che si fa docile (pur quando costa molto sacrificio), che il figlio impara l’obbedienza per cui sarà meno tentato alla ribellione. Al contrario, quando la moglie si ribellasse continuamente, anche il rapporto con Dio e l’autorità sarebbe più facilmente vissuto come tale. Perciò, se è vero che ci sono stati abusi d'autorità, l'antidoto al rispetto non è certo il ribaltamento dei ruoli.

Forse per questo il femminismo ecclesiastico, che vorrebbe guidare la Chiesa dominandola, prova imbarazzo di fronte a una spiritualità Mariana che esalta al servizio di Dio padre attraverso la preghiera incessante e il sacrificio anche nascosto. Non a caso Pellettier sostiene che Maria è sì Benedetta, ma “tra le donne”, cioè insieme a un “nutrito corteo delle generazioni femminili”, facendo notare che comunque le donne contemporanee a  Maria sono a noi lontane “tanto sono culturalmente votate all’annullamento”. Al contrario, la grande filosofa del Novecento allieva di Edmund Husserl, Edith Stein (santa Benedetta dalla Croce) scrive nel suo saggio “La donna” quanto la sottomissione non sia solo fonte di pace e di potere femminile, ma di soddisfazione del desiderio di amore che più caratterizza la donna: “Donare se stessa con questo amore, diventare tutta di un altro per poter possedere quest’altro: ecco il desiderio più profondo del cuore femminile (…) ovunque ella deve essere la serva del Signore come lo fu la madre di Dio, in tutte le situazioni della sua vita (…) ogni donna sia una copia della Madre di Dio”.

E’proprio questo che il progressismo cattolico ha spesso rifiutato, spiegando che una moglie non può prendere modello dalla Vergine, sebbene la stessa Stein chiarisca che “quello che a noi donne si richiede apparirebbe in tutta la sua paurosa distanza dalla vita ordinaria della media delle donne di oggigiorno, e parrebbe un ideale troppo astratto se non aggiungessi alcune parole sui mezzi pratici per raggiungerlo”. Ma è proprio qui forse che la grande santa è ancora più incompresa da chi pensa che in fondo la Chiesa sia un’opera che dipende dagli sforzi e le strategie umane. Stein, infatti, ricordando le madri del suo tempo che oltre al lavoro fuori casa fatto con cura sapevano accudire anche una numerosa prole con dolcezza e forza, conclude la sua riflessione così: “Solo con la forza della grazia, la natura può essere liberata dalle sue ferite, innalzata alla sua vera purezza e resa pronta ad accogliere la vita divina (…) dimenticare se stessa, liberarsi da tutti i propri desideri e pretese, avere un cuore pronto per tutti i bisogni e le necessità altrui, ciò può avvenire solo se si è in confidente rapporto col Salvatore nel tabernacolo (…) se lo riceve nella Comunione (…) se si unirà alla preghiera ecclesiale in spirito e verità”. Proprio come la spiritualità mariana ci ricorda continuamente di fare.

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